Franco Rella intervista Susanna Mati sull’opera di Friedrich Nietzsche
Chi era esattamente Nietzsche? Che significato hanno le sue opere, importanti e controverse e spesso fraintese?
A cercare di rispondere a queste domande la filosofa Susanna Mati, insegnante di Estetica allo IUAV di Venezia, che a Nietzsche ha dedicato molti studi e che ha curato per Feltrinelli le nuove edizioni de “La nascita della tragedia”, “L’anticristo” e “Così parlò Zarathustra”. A dialogare con lei Franco Rella, in un incontro fra i più attesi della stagione.
Ognuna delle parole di Nietzsche è da sempre anzitutto un enigma: superuomo, volontà di potenza, eterno ritorno, nichilismo, morte di Dio. Ognuna delle sue parole chiave può essere letta nei modi più diversi. E di fatto è stata letta, e rilanciata, in direzioni opposte. Come una chiamata alla libertà o all’ordine più cupo e totalitario. Come la constatazione più cinica e pessimista o come l’indicazione più ispirata e segretamente mistica. L’ipotesi sconcertante e liberatoria che ci propone Susanna Mati, dopo aver ricostruito e riattraversato quelle parole e quelle prospettive, è che si debba congedare anche l’immagine del Nietzsche pensatore tragico, enigmatico, oracolare. Forse la sua parola non vuol dire molte cose o troppe cose, ma nessuna. Forse Nietzsche non credeva affatto ai suoi concetti. Forse Nietzsche non era un filosofo ma un grande commediante, un imitatore di voci, un burattinaio…