Diego Zuniga, nato ad Iquique in Cile, è l’ultimo ospite straniero di questo nostro anno ricchissimo di incontri. E non potevamo chiudere meglio: giornalista professionista, autore di due romanzi, Zuniga ha vinto nel 2013 il premio alla miglior opera letteraria pubblicato ogni anno nel suo Paese.
Il suo nome è inserito nella lista “Bogotà 39” che segnala i migliori autori sudamericani al di sotto dei quarant’anni.
Il suo libro parte su una strada che sembra non finire mai, da Santiago del Cile, e termina a Tacna in Perù. È lungo questo viaggio che il protagonista, osservando il paesaggio desertico che scorre dal finestrino del pick up, ricorda e domanda, interroga il padre con cui divide il tempo.
La narrazione sembra emergere dalla “camanchaca”, una parola intraducibile che fa riferimento ad un particolare tipo di nebbia che cala improvvisa sul deserto di Atacama, nascondendo ogni cosa.
“Camanchaca” ci parla appunto della fragilità delle famiglie, dei segreti e dei silenzi che li trattengono e di un Sudamerica molto più vicino di quanto non si creda.
